Video e diritti

Mi riaffaccio alla finestra del mio blog dopo una lunga pausa dovuta a ferie e super lavoro, fiero dei 194 commenti spam appena cancellati. 😀

Dopo il mio scorso intervento sulle Web TV, torno a parlare di video. Ho lanciato sul Forum GT una discussione sul tema dei diritti dei video pubblicati su internet.

Con la sempre crescente domanda di contenuti multimediali da parte del pubblico di internet e la nascita di nuove proposte di contenuti, sebbene spesso con scarsa organizzazione, il tema è di scottante attualità. A condire il panorama decisamente già interessante ci si mette la stessa Google (e chi altri?) con l’introduzione della cosiddetta Universal Search, ovvero la nuova possibilità di trovare nei risultati di ricerca non solo documenti di vario tipo, ma da oggi anche immagini e video. Vedasi per esempio questa ricerca: ronaldinho goal.

I risultati video della ricerca in questo caso provengono da Metacafe, un grosso network di video; scorrendo i risultati si trovano anche risultati provenienti da Google Video ed anche da big Youtube. Il fatto è che inserire contenuti su questi grossi portali ha un costo, non direttamente economico ma pur sempre elevato: la perdita dei diritti. Il vampiro Youtube per esporre un video sul loro portale chiede i diritti esclusivi sul materiale inviato. Altri portali sono meno esosi, ma non arrivano mai a chiedere meno di condividere i diritti con il publisher.

Chiariamo: non voglio criticare questo tipo di politica a priori. Sono servizi gratuiti che possono dare molto a certe categorie di persone, di chi fa video senza grosse pretese e solo vuole condividerli per esempio, e magari a chi progetta certe campagna di viral marketing. Per chi la produzione di video la vede però come un’attività centrale e primaria, cercare visibilità in questo modo è sicuramente duro da accettare, e forse alla fine non conveniente. La domanda quindi è: come entrare nei motori di ricerca senza appoggiarsi sui citati giganti? E dall’altra parte, come realizzare un motore di ricerca di contenuti video, reperendoli nel vasto mondo del web e non solo sui più noti aggregatori?

La domanda è tutt’ora aperta.

2 Comments

  1. E’ anche dalla risposta a questa domanda che dipenderà il futuro di parecchie persone che fanno video e che vedono in internet una possibilità. Certamente postarli per lasciarli praticamente invisibili, non serve a niente
    Il discorso si collega a quello sulla coda lunga. Si è detto che l’utente o in questo caso lo spettatore, messo in condizione di scegliere, sceglie. Ma il punto è se tutto questo permetterà di crearsi una economia realmente basata sull’alternativa a quello che già ora esiste, cioè se il giro di attenzione creato intorno al video su internet permetterà, sfruttando il fenomeno della coda lunga, un rientro economico sufficiente per la sopravvivenza delle produzioni alternative. Certamente spiragli si aprono e anzi si sono già aperti, poi bisognerà vedere come saranno sfruttati (= come li sfrutteremo) e poi quanto in realtà tutto questo permetterà di fare il proprio lavoro
    Si è anche detto che Google e Yahoo, o Amazon, sono alleati della piccola produzione perché è proprio nella possibilità di segnalare anche il piccolo e a volte pure l’insignificante che risiede la capacità di accentrare l’attenzione dei navigatori di tali motori di ricerca o siti database di prodotti.
    L’ideale sarebbe che il gigante ci avesse il suo tornaconto a fare anche l’interesse del piccolo

  2. Nicola

    5 Settembre 2007 at 11:37 pm

    La coda lunga allarga il numero di prodotti offerti, ma se il numero di offerenti resta sempre limitato, economicamente non cambia nulla, anzi si va sempre più verso l’oligopolio.

    Rimarrà spazio anche economicamente parlando? Noi siamo qui per provarci! 😉

Lascia un commento

La tua email non verrà pubblicata

*